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Immagine del redattoreMarco Mastrorilli

Grande scoperta sulle Ande: dal Pleistocene i resti fossili di un Gufo gigante e cannibale

Aggiornamento: 22 ago

Gli studi e i ritrovamenti di Strigiformi fossili in Sud America sono sempre stati poco rilevanti, ma la paleontologia negli ultimi anni sta rivelando davvero molte sorprese.

In questo nuovo scenario stupisce la recente scoperta di un team di ricercatori coordinati da Gastón Lo Coco e Federico Agnolin hanno cercato di trovare tracce fossili delle due grandi famiglie di rapaci notturni: ovvero Strigidi e Titonidi.

Gli studi sono stati condotti in Ecuador in una grande grotta nell’area di Cangagua e di fatto è stato trovato uno straordinari sito con moltissimi resti fossili del tardo Pelistocene che hanno permesso i ritrovamenti di Athene cunicularia, Tyto furcata e il primo ritrovamento fossile di una specie ascritta al genere Glaucidium.

Ma il ritrovamento incredibile è relativo a una nuova specie che è stata scoperta e descritta, svelando di fatto la presenza di un vero gufo gigante.

Si tratta di una nuova specie, mai descritta in precedenza che è stata classificata come Asio ecuadoriensis.


Asio ecuadoriensis - illustrazione del Paleontologo Sebastián_Rozadilla


In un intervista rilasciata da uno dei ricercatori dell’Universidad Nacional de La Matanza in Argentina, è stato evidenziato che si trattava, come dice uno degli scopritori , Federico Agnolin, di un Gufo cannibale, poiché nei resti alimentari (ovvero le borre fossili) sono stati trovati i resti di numerosi gufi mangiati da questo gufo gigante. Agnolin ci ricorda: "Un gufo diverso da qualsiasi cosa vista oggi, che vagava nel continente del Sud America 40.000 anni fa, è stato descritto come una "rarità biologica" a causa del suo curioso gusto per il “cannibalismo”.

Per dimensioni molto affine al genere Bubo rispetto al genere Asio che ascrive tra gli altri Il gufo comune Asio otus e Il gufo di palude Asio flammeus.

Questo predatore del Pleistocene era molto più grande ed oggi possiamo considerarla la specie conosciuta più grande inclusa nel genere Asio.

Ma quanto era grande?

I resti fossili di questa creatura sono stati trovati sulla catena delle Ande ecuadoriane, a 2.800 metri sul livello del mare.

Il primo del suo genere, scoperto in Sud America, il gufo era alto più di 80 cm e aveva un'apertura alare di oltre 1,5 metri.

Secondo il ricercatore argentino Gastón Lo Coco, autore dello studio, le zampe della creatura erano "lunghe e magre, efficaci nel catturare prede difficili da ghermire e predare”.

Nella grotta furono rinvenute in totale quattro specie di gufo, tra cui tre specie oggi esistenti e il cosiddetto gufo cannibale. I resti fossili nella stessa area si trasformarono per l’azione delle ceneri vulcaniche tra 20.000 e 42.000 anni fa, risalenti alla tarda era del Pleistocene.

La scoperta di moltissimi resti di gufi predati da questo Gufo gigante ha lasciato presupporre che si trattasse di un rapace in grado di sopraffare con regolarità altri Strigiformi.

In realtà la predazione di Strigiformi verso altre specie dello stesso ordine è presente e diffuso anche oggi, ma in questo caso ha stupito l’abbondanza dei resti di altri gufi.

Come in un moderno film di Jurassic Park fa impressione pensare che le Ande fossero popolate da gufi giganti con aperture alari di oltre un metro e mezzo.

Ma non erano gli unici grandi animali del Continente.

Federico Agnolin, uno degli autori dell’articolo, evidenzia che fino a circa 10.000 anni fa, in tutto il Sud America vivevano enormi mammiferi come i Glittodonti (simili ad Armadilli giganti), bradipi giganti, mastodonti e tigri dai denti a sciabola.


Glittodonte


I ricercatori hanno affermato che il cambiamento climatico in questa era ha contribuito probabilmente all'estinzione del gufo.

Ecco le parole di Federico Agnolin: "Pensiamo che il cambiamento climatico verificatosi circa 10.000 anni fa, quando l'Era glaciale finì, fu in parte responsabile dell'estinzione di questi grandi uccelli predatori di cui rimangono attualmente pochissime specie, come le grandi aquile delle foreste (Arpie) e i giganteschi condor delle Ande"


Quello che pochi sanno è che oggi il Continente sudamericano preserva ancora oggi una biodiversità eccezionale e ovviamente un numero elevatissimo di specie di Strigiformi, superiore a qualsiasi altro continente.


Se vuoi leggere l’articolo:

Lo Coco G., Agnolin F., Carrion J.L., 2020 Late Pleistocene owls (Aves, Strigiformes) from Ecuador, with the description of a new species. Journal of Ornithology. 161:713–721.


Nel mio libro:

Mastrorilli M., 2019. La guida dei rapaci notturni d’Europa. Ricca editore

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