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Ci stanno rubando il Natale? la Civetta acadica a New York non ci sta

Aggiornamento: 22 ago


In un momento storico nel quale la pandemia ci costringe a stare lontani gli uni dagli altri, ci impedisce di abbracciarsi e di condividere momenti speciali, si avvicina la festa più calorosa dell’anno: il Natale.


Per tutti noi, questi sono momenti di riflessione, di valutazione di un anno che è passato e forse di speranza per quello che verrà, per questo siamo ancor più legati ai simboli natalizi per eccellenza: l’albero di Natale e il presepe.

In tutto il mondo dove si festeggia questa ricorrenza c’è una corsa a mettere in evidenza questi simboli, in particolare gli alberi di Natale.

In Italia, abbiamo grandi artisti e artigiani capaci di creare i presepi più belli del mondo e quindi a volte questo momento dell’anno diviene anche un’occasione per vivere la propria creatività esprimendola costruendo alberi con materiali di riciclo, presepi decorati a mano e così via. L'Italia è terra feconda di genialità e creatività.

Quasi in contrasto con il momento intimista di molti di noi, c’è anche qualcuno che in sfregio alle ferite profonde già inferte al nostro Pianeta, non perde occasione per suggellare la festa del Natale con un ennesimo colpo letale.

Qualcuno forse ci vuole rubare anche la magia del natale? Forse il Grinch esiste davvero, ma non è il Covid, sono tutti gli uomini che si prendono gioco della natura. Anzi il Covid è conseguenza di un piano scellerato e masochista di autidistruzione intentato dal genere umano.

Qualche giorno fa le agenzie stampa di tutto il mondo hanno ribattuto una notizia quasi incredibile che ha come protagonista un grande albero ucciso e una civetta salvata per un soffio.


Ecco Rockfeller la splendida Civetta acadica salvata a NY


Io amo che narrare storie, scrivo favole e racconti mi accingo a narrarvi un episodio che mostra l’animo nefasto di alcuni uomini e di molti che ci governano.


Facciamo un salto intercontinentale e arriviamo in una piccola cittadina, Oneonta, nello stato di New York.

Circa una settimana fa è stata tagliata una pianta meravigliosa, che deve proprio alla sua bellezza la sua triste fine. Ovvero il centro della Grande Mela aveva bisogno di un grande albero natalizio da posizionare di fronte al Rockfeller center e del resto di fronte a un grattacielo un pianta normale scomparirebbe di fronte a questi giganti di cemento armato.

La prima volta che ho passeggiato tra i grattacieli di New York ho avuto la sensazione reale di questi colossi immensi, che tv e cinema non riescono a restituirci appieno.

Per questo motivo è stato scelto un grande abete rosso norvegese di quasi 23 metri che è stato “reciso”, uso questo verbo perchè forse ci fa capire meglio il senso di questo atto che deflagra nell’anima di tutti color amano il nostro Pianeta. Basta questa foto seguente, per capire la stupidità di questo gesto.


In realtà il Rockfeller center ha sempre avuto questi giganteschi alberi per le festività di Natale sin dal 1931. Forse resta da chiedersi se nonostante i quasi 90 anni di tradizione, quanto accaduto quest'anno non sia un segnale per metter fine a questo doloroso atto contro la natura.

Ieri era la giornata mondiale delle piante e con tempismo beffardo un paio di giorni prima è arrivata questa notizia.

Pensare che un abete rosso norvegese debba essere sacrificato per il piacere dei passanti newyorkesi (peraltro anche loro mezzi chiusi in lockdown) ci fa comprendere come moltissime persone e governanti non hanno ancora compreso il valore e la fragilità degli equilibri che regolano la natura.

Il problema è che distruggere la natura significa distruggere noi stessi e il Pianeta in cui viviamo, respiriamo.


Questa notizia sarebbe sufficiente per riflettere e meditare su quanto ognuno di noi debba cercare di impedire che certi gesti, diffusi peraltro in ogni parte del mondo, tuttavia da New York è arrivata la notizia che dentro nell’abete rosso tagliato, imbragato, confezionato con tanto di telo gigantesco con scritto rockfeller, era rimasta suo malgrado “intrappolata”, denutrita e disidratata una Civetta acadica Aegolius acadicus (Gmelin, JF, 1788).



L’uccello è stato rinvenuto da alcuni operai che stavano alzando il grande abete rosso prelevato da Oneonta dopo un viaggio di ben 280 chilometri.


Questa civetta, che appartiene allo stesso genere Aegolius della civetta capogrosso che popola le nostre Alpi, è un piccolo rapace notturno che nidifica nelle foreste di conifere del Nord America, capace di migrazioni lungo la costa atlantica sovente sverna in boschi e foreste di latifoglie.

Si tratta di un predatore che concentra le sue attenzioni trofiche sui micromammiferi, che in alcuni studi scientifici rivelano una preferenza per la mammalofauna in percentuali di cattura superiori all’80%.

Si tratta di una specie molto bella e sovente riprodotta in cartoline, poster e immagini rappresentative delle civette.

Una bella immagine di Aegolius acadicus in un bosco


Una volta trovata, è stata recuperata e accudita sino all’arrivo di Ellen Kalish, la direttrice del Ravensbeard Wildlife Center che ha soccorso e sta curando questa piccola civetta.

La direttrice del centro si è espressa così, evidenziando la stranezza dell’episodio: “Sembra la storia di un film” .

Durante il trasporto dell’albero su un grande tir lungo oltre 30 metri a piccola civetta acadica era rimasta aggrappata al suo albero senza mangiare né bere e considerate le varie operazioni di trasporto è un miracolo che non sia rimasta schiacciata.

Una volta recuperata Ellenn Kalish ha portato la civetta al Ravensbeard Wildlife Center, un centro di recupero per animali selvatici.

La Civetta acadica chiamata poi Rockfeller appena salvata! Una storia a lieto fine che fa riflettere


Simbolicamente questo animale, che poi alla fine ha avuto la fortuna di trovare qualche umano che l’ha aiutata, è stata chiamata Rockefeller.

Un nome che evoca quasi fosse un paradigma il senso di ricchezza, ma per questa civetta la sua grande fortuna sarà riottenere la libertà.

Dopo i controlli del caso che hanno escluso ferite, fratture avrà qualche giorno per riprendersi e poi sarà liberata nuovamente nelle foreste americane.

Libera e lontana da quegli uomini che hanno tentato di strapparla alla natura come invece hanno fatto per sempre con il grande abete rosso norvegese che finirà tagliato a pezzi per comporre mobili o per ardere in un camino.


Vorrei esprimere un pensiero conclusivo, ma non lo faccio poiché credo che l’episodio sia così eclatante nella sua mancanza di etica, che non abbia bisogno di alcun commento supplementare!


Stiamo uccidendo la natura e siamo unici responsabili di questo scempio.

E molti nemmeno se ne rendono conto… Speriamo in un 2021 migliore!


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