Barbagianni e gheppi grida d'allarme sugli anticoagulanti rodenticidi
- Marco Mastrorilli
- 18 lug
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 24 lug
Immaginate un predatore notturno, il barbagianni (Tyto alba), o un agile cacciatore diurno, il gheppio (Falco tinnunculus), volteggiare sui campi, custodi dell'equilibrio naturale negli agroecosistemi eurasiatici. Purtroppo, anche questi maestosi uccelli rapaci non sono immuni a una minaccia invisibile: i rodenticidi anticoagulanti (ARs).

Nel corso degli ultimi anni gli studi su questa minaccia silente sono aumentati e si cerca di capire quali siano le specie più danneggiare. Infatti questa esposizione ai veleni non è rilevata solo nei rapaci notturni o diurni ma anche in altri predatori terrestri come mustelidi, volpi, …
Forse, però alcune specie come quelle che vedremo analizzate nello studio della penisola Iberica sono più esposte.
Uno studio recente condotto, sull’avvelenamento dei rapaci notturni e diurni, dalla facoltà di veterinaria e di biologia dell’ateneo di Murcia e coordinato da Livia Spadetto, si è concentrato nel valutare questa minaccia nel sud-est della Spagna.

La ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Pollution conferma il drammatico trend mondiale gettando nuova luce (inquietante) su questa diffusa contaminazione ed evidenziando come l'esposizione a questi veleni sia una crescente preoccupazione per la conservazione della fauna selvatica.
Cosa sono i Rodenticidi Anticoagulanti (ARs)?
Gli ARs sono pesticidi altamente tossici, persistenti e bioaccumulabili, utilizzati per controllare le popolazioni di roditori in agricoltura, industria e ambienti domestici. Agiscono alterando la coagulazione del sangue, impedendo il ciclo della vitamina K e l'attivazione dei fattori di coagulazione, il che può causare emorragie interne che possono portare alla morte.
Uno studio recentissimo, uscito quasi contemporaneamente sulla rivista Environmental Research è stato condotto anche dall’Università di Venezia analizzando 24 casi di mortalità sulla volpe trovata sulla costa adriatica.
Tra l’altro la volpe anche per le sue abitudini alimentari può essere esposta agli ARs tramite l'ingestione di esche contenenti ARs (esposizione primaria), nutrendosi di roditori e carogne intossicati da AR (esposizione secondaria), consumando specie necrofaghe.
In commercio peraltro esistono due generazioni di ARs, ma sono i rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione (SGARs) – come bromadiolone, brodifacoum, difenacoum, flocoumafen e difethialone – i più frequentemente utilizzati.
La loro azione anticoagulante è più potente e specifica rispetto agli ARs di prima generazione, il che porta anche a una maggiore persistenza nel corpo del consumatore e un impatto più duraturo sull'ambiente.
Questi veleni non solo uccidono i roditori target, ma possono renderli più deboli e lenti, trasformandoli in prede facili e veicoli di contaminazione per i predatori.
Veniamo ora allo studio condotto nella Regione di Murcia (Spagna sud-orientale) che trovava come specie monitorata il barbagianni e il gheppio in un'area caratterizzata da un clima semi-arido mediterraneo e una forte attività agricola, ha analizzato campioni di sangue da 70 pulcini di gheppio comune e da 54 pulcini e 12 adulti di barbagianni raccolti durante le stagioni riproduttive del 2021 e 2022.
L'obiettivo era duplice:
• Valutare le differenze nell'esposizione agli ARs tra le due specie, tra gli anni e tra le fasce d'età.
• Esplorare potenziali associazioni tra la presenza di ARs e variabili ambientali su scala paesaggistica (come l'uso del suolo, la densità di popolazione umana e l'allevamento).
• Indagare la relazione tra il tempo di protrombina (PT), un parametro della coagulazione sanguigna, e le concentrazioni di ARs nel sangue come biomarcatore dell'effetto.
Gheppi e barbagianni sono stati scelti come "biomonitor" per la loro predisposizione nella cattura di micromammiferi rendendoli particolarmente sensibili ai disturbi dell'ecosistema e ottimi indicatori della presenza e dell'impatto dei contaminanti ambientali come gli ARs.
Entrambe le specie sono ampiamente distribuite ma stanno subendo un declino a livello continentale e nazionale.

Numeri allarmanti: una contaminazione diffusa
I risultati sono stati decisamente allarmanti, confermando la diffusa presenza di composti AR nell'area di studio. La prevalenza di SGARs è risultata molto alta in entrambi i rapaci:
• 68,6% nei pulcini di gheppio.
• 50% nei pulcini di barbagianni.
• Addirittura del 100% nei barbagianni adulti indagati.
In entrambi i rapaci, è stata spesso riscontrata la presenza di SGARs multipli, indicando episodi di esposizione ripetuti. Il 16% dei pulli di barbagianni e il 32,9% dei nidiacei di gheppio presentavano più composti, mentre tra li barbagianni adulti, il 66,7% aveva più SGARs nel sangue.
È significativo come i livelli totali di SGARs e la prevalenza siano significativamente più alti nei barbagianni adulti rispetto ai pulli, suggerendo un accumulo nel corso della vita di questi animali.
Tra gli SGARs rilevati, flocoumafen era il più comune nei gheppi, seguito da brodifacoum e difenacoum, mentre nei barbagianni prevalevano bromadiolone e brodifacoum.
Questi composti di seconda generazione sembrano essere i predominanti ARs utilizzati nell’area.

Le differenze nell'esposizione: ruolo dell'ambiente e della dieta
Le variazioni nell'esposizione agli SGARs tra le due specie, sebbene non sempre statisticamente significative, possono essere spiegate dalle loro diverse abitudini alimentari e strategie di foraggiamento.
Per i gheppi, la prevalenza di SGARs era correlata all'estensione delle superfici artificiali all'interno del loro territorio. La loro grande adattabilità a vivere e cacciare in ambienti antropizzati, sia agricoli che urbani, e la loro dieta più diversificata, che include invertebrati, rettili e passeriformi oltre ai piccoli mammiferi, potrebbero esporli a fonti multiple di contaminazione. Anche prede non bersaglio come gli invertebrati possono essere contaminate e mostrare alterazioni comportamentali che le rendono più facili da catturare.
Per i barbagianni la prevalenza più alta si è verificata nel sito di studio più urbanizzato, con la densità della popolazione umana come fattore chiave. I barbagianni tendono a foraggiare in spazi aperti e naturali, ma quando il loro areale si sovrappone a zone densamente popolate, la maggiore presenza di roditori bersaglio (come i ratti del genere Rattus) in queste aree aumenta la disponibilità di prede contaminate. Infatti, l'analisi delle borre dei barbagianni ha rivelato una correlazione positiva tra la concentrazione di SGARs e la percentuale di prede del genere Rattus nella loro dieta. Sorprendentemente, lo studio non ha trovato una relazione apparente tra i casi positivi agli ARs e l'uso agricolo del suolo. Questo suggerisce una maggiore probabilità che questi composti siano applicati vicino a edifici, aree urbane, giardini e magazzini, piuttosto che direttamente nei terreni agricoli intensamente coltivati.
La minaccia silenziosa: effetti sulla coagulazione del sangue
Oltre alla semplice rilevazione della presenza, lo studio ha esaminato anche gli effetti sulla coagulazione del sangue, misurando e analizzando i valori di protrombina (PT) nei barbagianni.
Il PT è il primo parametro di coagulazione che si altera rapidamente in caso di intossicazione da ARs, fungendo da prezioso biomarcatore.
Nel campione di barbagianni analizzato è stata riscontrata una correlazione positiva e significativa tra i livelli totali di SGARs e il PT.
Sebbene nessun animale abbia mostrato segni di intossicazione acuta (tutti i campioni hanno coagulato), un PT elevato indica una compromissione della funzione coagulativa, che può aumentare la vulnerabilità degli uccelli rapaci a traumi minori.
Questo si traduce in una riduzione delle loro possibilità di sopravvivenza in caso di incidenti, come le collisioni con veicoli, una delle principali cause di mortalità per i rapaci. L'esposizione a dosi realistiche di diversi ARs può inoltre causare effetti additivi, amplificando l'effetto anticoagulante.
Questi risultati suggeriscono un'esposizione cronica e ripetuta, che, anche a basse concentrazioni, può avere effetti impattanti a medio e lungo termine sulla salute individuale (es. alterazione del sistema immunitario, problemi riproduttivi) e, di conseguenza, sulle dinamiche di popolazione.
Lo studio cerca anche di evidenziare alcune linee guida che potrebbero mitigare, in futuro, l’impatto di queste veleni così diffusi.
Cosa possiamo fare? Raccomandazioni per la mitigazione
Per minimizzare il rischio associato agli ARs per la fauna selvatica non bersaglio, lo studio propone diverse raccomandazioni fondamentali:
• Adottare alternative più sicure: è cruciale esplorare e promuovere metodi di controllo dei roditori ecologici, inclusi i predatori naturali come i rapaci stessi (controllo biologico).
• Educazione e formazione: condurre campagne di sensibilizzazione per informare il pubblico e i professionisti sull'applicazione e gestione corrette degli ARs, incluso l'uso di contenitori per esche e lo smaltimento adeguato dei roditori morti.
• Monitoraggio ambientale: implementare programmi di monitoraggio ambientale che utilizzino specie sentinella come barbagianni e gheppi per rilevare la presenza di ARs e valutarne l'impatto sulla fauna selvatica.
• Limitazioni normative: rivedere e applicare restrizioni legali sull'uso degli ARs, limitandone la disponibilità o proibendone l'uso in aree ecologicamente sensibili.
• Collaborazione intersettoriale: promuovere la collaborazione tra settori (agricoltura, sanità pubblica, gestione della fauna selvatica) per sviluppare strategie integrate di gestione dei roditori che minimizzino l'impatto sulle specie di predatori.
Questi risultati sottolineano l'importanza di una comprensione completa delle interazioni tra la biologia riproduttiva, l'ecologia alimentare e l'esposizione ai contaminanti ambientali per sviluppare strategie di conservazione e gestione efficaci. La protezione di barbagianni e gheppi non è solo la protezione di due specie affascinanti, ma un indicatore cruciale della salute dei nostri ecosistemi agricoli e sub-urbani.
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I rapaci notturni, in particolare, sono stati a lungo vittime di un’immagine negativa, associati per secoli a sventura, mistero e oscurità. Ancora oggi, soprattutto tra le generazioni più mature, è difficile scardinare queste convinzioni profondamente radicate nella nostra cultura e nelle tradizioni locali. Quando per secoli un animale viene associato a maldicenze, queste si diffondono ovunque: nell’arte, nella letteratura, nell’architettura, persino nella pubblicità. Bugie e stereotipi finiscono per apparire come verità. La storia che raccontano non è quella ufficiale dei libri di scuola, ma una trama fitta di tradizioni locali, usi e costumi, tramandata oralmente o fissata in opere letterarie o resoconti storici, talvolta di dubbia veridicità scientifica. Per questo motivo ancora oggi in alcune regioni al canto di una civetta si associa la morte, alla sfortuna si aggrega l’immagine di un gufo e così per molti esempi che questo libro analizzerà dalle sue origini ad oggi, scardinando luoghi comuni che si tramandano da secoli.
ISBN: 979-8310570542. formato 14,8 x 21 pag 428
Bibliografia citata
Livia Spadetto, Antonio Juan García-Fernández, Antonio Zamora-López, José Manuel Zamora-Marín, Mario León-Ortega, Miguel Tórtola-García, Fernando Tecles-Vicente, José Fenoll-Serrano, Juana Cava-Artero, José Francisco Calvo, Pilar Gómez-Ramírez. 2024. Comparing anticoagulant rodenticide exposure in barn owl (Tyto alba) and common kestrel (Falco tinnunculus): A biomonitoring study in an agricultural region of southeastern Spain,
Environmental Pollution, Vol. 362:1-13.
Picone, Marco; Volpi Ghirardini, Annamaria; Piazza, Rossano; Bonato, Tiziano. First evidence of the suitability of hair for assessing wildlife exposure to anticoagulant rodenticides (ARs). Environmental research Vol. 264.
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